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Martedì, 12 Gennaio 2021 16:36

Pachydactylus rangei, un geco al neon In evidenza

Inizialmente limitati ad organismi marini, durante le ultime decadi esempi di biofluorescenza sono stati riscontrati in diversi vertebrati terrestri come mammiferi, uccelli e rettili. Anche se nella maggior parte di questi casi la fluorescenza non sembrerebbe essere supportata da funzioni biologiche/ecologiche significative, l’incremento dei taxa interessati da questo fenomeno ha portato ad una spiccata crescita degli studi volti a rivelarne gli aspetti evolutivi.

Nei rettili appartenenti all’ordine Squamata sono attualmente conosciuti due meccanismi responsabili per la fluorescenza di questi animali: la presenza di particolari composti chimici all’interno del sistema linfatico, e la fluorescenza di tessuti ossei.
Un recente studio ha evidenziato la presenza di un nuovo meccanismo responsabile per la fluorescenza del geco deserticolo Pachydactylus rangei (Protezel et al. 2021). In questo piccolo rettile la fluorescenza che interessa i fianchi e l’area intorno all’occhio sarebbe dovuta alla presenza di due differenti classi di cellule iridofore contenute nel derma dell’animale.

Pachydactylus rangei, biofluorescenza

La posizione delle aree fluorescenti, celate alla vista di potenziali predatori aerei, e l’intensità della fluorescenza prodotta, tra le più alte conosciute tra i vertebrati, insieme alle abitudini notturne del geco in questione mettono in luce la potenziale funzione biologica di questo fenomeno.
P. ragei abita le dune sabbiose del deserto del Namib, dove occorre ad una bassa densità di popolazione. La fluorescenza di questi gechi potrebbe essere usata per segnalare la propria presenza ad altri conspecifici, un valido sostituto ai segnali acustici utilizzati da altre specie di gechi per comunicare attraverso lunghe distanze. Oltre all’aspetto riproduttivo, l’incontro tra esemplari di P. ragei favorito da segnali fluorescenti potrebbe avere un’altra fondamentale funzione biologica all’interno dell’arido deserto del Namib. Osservazioni in cattività supportano infatti l’ipotesi che questi rettili consumino l’umidità condensata sul corpo di altri conspecifici al fine di far fronte all’estrema scarsità d’acqua che caratterizza l’ambiente deserticolo in cui vivono.

Pachydactylus rangei, biofluorescenza

Futuri studi potranno approfondire la natura delle molecole che rendono possibile questo affascinante fenomeno, mentre studi comportamentali potranno stabilire la funzione primaria della biofluorescenza in questo piccolo geco notturno.


Per maggiori informazioni:
A neon-green glowing gecko!

Per la pubblicazione scientifica:
Neon-green fluorescence in the desert gecko Pachydactylus rangei caused by iridophores

 

 

Letto 2359 volte Ultima modifica il Venerdì, 22 Gennaio 2021 12:17