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Martedì, 23 Novembre 2021 08:19

REPTILES OF MAURITIUS, dal webinar di Ebony Forest Reserve

Il giorno 11 Novembre 2021 è stato presentato dall’ente di ricerca e tutela Ebony Forest Reserve, il webinar dedicato all'erpetofauna delle isole Mauritius, approfondendo gli aspetti ecologici di tali animali e i programmi di conservazione dedicati.

Le Mauritius, situate a circa 600km a Est del Madagascar, assieme a Riunione, fanno parte delle Isole Mascarene dell'Oceano Indiano. Mauritius ha visto l'insediamento umano "moderno" a partire dal 1500 circa, e fin dal primo momento, si sono riscontrati sconvolgimenti sulla sua biodiversità. Tra le estinzioni più note, vi è quella del Dodo (Raphus cucullatus), per mano dell’uomo ma ingenti danni su flora e fauna sono stati riscontrati anche dall'inserimento di specie aliene invasive (IAS) come pecore, conigli, ratti, che per eccesso di pascolamento, competizione o addirittura predazione su specie endemiche hanno dato come risultato, l'assenza totale di copertura vegetale in ampie zone. Nei secoli a venire, cementificazione e industrializzazione hanno impoverito e degradato ancor di più molta della superficie dell’arcipelago.
Ad oggi l'erpetofauna Mauriziana è composta da un numero minore di endemismi, molti dei quali minacciati dalle azioni antropiche o dalla competizione/predazione da parte di animali alloctoni, introdotti più o meno accidentalmente.

Tra i sauri, troviamo i gechi, come Phelsuma ornata, forse la più comune e meno minacciata, mentre invece programmi di tutela, sono in atto per la maestosa Phelsuma guentheri, così come per Nactus durellorum. Tra questi, alcuni introdotti dal Madagascar, ad esempio Phelsuma grandis, P. laticauda ed Ebenavia inunguis; oppure provenienti dall'Asia, Hemidactylus frenatus complex, Gehyra mutilata, Hemiphyllodactylus typus. Varie sono le specie di scinchi, tra cui incertezze tassonomiche sono sotto studio e rendono ancor maggiore la sfida conservazionistica dal punto di vista specifico. Ofidi endemici e altamente protetti, come il boide Casarea dussumeri, sono in competizione con alloctoni asiatici, ad esempio Lycodon aulicus e altri.  Cylindraspis inepta, la grande testuggine delle Mauritius, ormai estinta a causa dell’uomo, è sostituita dall’introdotta Aldabrachelys gigantea, originaria delle Seychelles. In questo caso, la presenza di efficaci browsers (pascolatori di erbe) come i cheloni, svolgono un ruolo chiave in questi ecosistemi, sia come erbivori che come dispersori e fertilizzatori di semi, alcuni dei quali sembrerebbero essere strettamente legati all'azione digestiva per poter germogliare una volta espulsi con le feci. Anche alle Mauritius, a seguito della detenzione come “pet” di Trachemys scripta, molti esemplari rilasciati in natura o scappati, si sono naturalizzati apportando gravi danni alle specie endemiche.

Alcune foto della fauna delle Mauritius (Foto by Ebony Forest Reserve)

Dal 1500 ad oggi, 17 specie si sono estinte, in quello che rappresentava uno dei maggiori hospots di biodiversità erpetologica ed ornitologica globali.
Il Dottor Carl Jones, biologo, ecologo e conservazionista, fondatore del Durrell Wildlife Conservation Trust, impegnato da oltre 30 anni allo studio e la tutela degli ecosistemi mauriziani, ha esposto quindi gli avvenimenti fondamentali volti al ripristino e la conservazione di Round Island, come modello, a partire dal 1970 ad oggi. Successivamente all'introduzione di conigli e pecore, nei secoli scorsi, è passata da rigogliosa e verde ad arida e inospitale. L'azione di eradicazione effettuata nel decennio ’80-’90 ha permesso una ripresa di alcune specie vegetali. Nel 2000 è stato possibile avviare un vero e proprio centro di ricerca sull'isola e da qui in poi si è visto un incremento del 1400% dell'abbondanza di specie animali grazie all'azione costante di monitoraggio, eradicazione alloctoni e tutela dell'ambiente. Attualmente Round Island è un vero e proprio orgoglio conservazionistico, di ripristino e mantenimento delle condizioni ideali al favorire la sopravvivenza di endemismi mauriziani, sia dal punto di vista floristico che faunistico.

Progetti simili coinvolgono Ile Aux Aigrettes, altra isola fondamentale per programmi conservazionistici, su cui però, vi è ancora molto da fare per eradicare micro-mammiferi altamente impattanti sulle comunità endemiche. Concludendo, la conservazione delle entità specifiche di Mauritius non è da considerarsi scollegata da ciò che accade nel resto del mondo. Preservando una specie, si preserva il suo ruolo ecologico, sempre intersecato in quella maglia complessa e non pienamente compresa di interazioni tra componenti {tip title="biotiche" content="Organismi vivi che hanno un impatto nel modellare un ecosistema."}biotiche{/tip} e {tip title="abiotiche" content="Fattore inorganico che interviene nell'ambiente in cui si trovano gli organismi viventi (esempio: gli aspetti geologici, climatologici e atmosferici)."}abiotiche{/tip}, su scala globale, di cui anche Homo sapiens fa parte.

Citando dal video la Dr.ssa Lesley Dickie CEO D.W.C.T. "Stiamo continuando a eliminare specie, i loro ruoli ecologici, come rivetti dalle ali dell’aereo su cui stiamo viaggiando… Per quanto tempo vogliamo farlo prima che sia troppo tardi, e l’aereo su cui siamo precipiti senza poter più far nulla? La conservazione è cercare di mantenere questa struttura salda, completa e funzionante".



 

Letto 529 volte Ultima modifica il Lunedì, 29 Novembre 2021 07:48