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Domenica, 06 Marzo 2016 22:26

Aristelliger georgeensis: Esperienza di allevamento In evidenza

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Nel Settembre 2007 ebbi la fortuna e l'opportunità di avere una coppia di Aristelliger georgeensis, gechi che prima di allora non ebbi modo di allevare ma nemmeno di vedere dal vivo in fiere o presso allevatori (italiani o esteri).

 

Aristelliger georgeensis header


L'unico riferimento che avevo su questa specie erano due foto trovate molto tempo prima on-line, oltretutto scomparse assieme al sito che le custodiva.

Aristelliger georgeensis è un geco di medie dimensioni (25cm i maschi, 20cm le femmine) originario del Sud America: Honduras, Messico (Quintana Roo, Cozumel), Belize, St. George Island, Isla de Providencia, Sta. Catalina, Crab Cay, San Andres, Swan Islands, Colombia (Castro, F. (pers. comm.)).

Non essendo una specie comune era impossibile avere notizie certe sull'allevamento e la riproduzione di questi animali, quindi allestii il terrario rifacendomi alle condizioni ambientali del loro habitat naturale, prendendo come riferimento i pochi articoli scientifici su di essi (tra cui alcuni difficilmente reperibili e che mi feci spedire direttamente dall'autore).
La mia coppia di gechi arrivò dal Belize e fortunatamente chi me la portò seppe illustrarmi in modo abbastanza preciso l'habitat in cui vennero presi gli animali, quindi apportai alcune modifiche al terrario che avevo già allestito.

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Il terrario che avevo preparato era arredato in modo verosimile all'habitat di questi gechi, rami, cortecce di sughero, un paio di piante finte, una pianta vera (Vriesea sp.) e torba come substrato.
Non misi la ciotola dell'acqua perché mi aspettavo di doverli nebulizzare spesso.
Ma chi me li portò mi spiegò che nel Belize questi gechi vivono sulle palme in riva al mare, dove spesso la terra viene allagata, scelsi quindi di aggiungere la vaschetta dell'acqua sia per l'eventuale abbeveraggio degli animali, che per tenere più elevato il tasso di umidità.
Inoltre aggiunsi sabbia al substrato, in modo da drenare l'acqua nebulizzata in abbondanza e da avere un fondo umido ma capace d'asciugare velocemente.
Con questi due accorgimenti riuscii ad aumentare l'umidità relativa all'interno del terrario, tenendola sempre attorno al 50-60% durante la giornata.
Di notte spegnendo il riscaldamento costituito da uno spot da 40W (equivalente agli odierni 28W alogeni a risparmio energetico), la temperatura passava dai 26°-28°C con punto di basking a 32°C a circa 24°-26°C notturni.
In inverno le temperature di gestione sono simili a quelle estive, cambiano le minime nella zona fredda attorno ai 22°C e la notturna intorno ai 19°-20°C.

01010026.JPG Aristelliger_georgeensis_maschio.jpg

Oltre ai fattori ambientali, chi mi consegnò gli animali conosceva anche le loro abitudini di vita, dandomi ottimi consigli sulla loro alimentazione. Infatti a differenza di quello che pensavo, questi gechi sono molto ghiotti di frutta, personalmente credevo fosse per loro un alimento sporadico, invece è parte integrante della loro dieta.
Quindi impostai la loro alimentazione in modo simile a quella dei Rhacodactylus, utilizzando in parte anche alimenti liofilizzati come il Crested Geckos Diet/Repashy Food, ecc...

Bastò circa un mese perché gli animali si ambientassero a pieno, iniziando a mangiare regolarmente e a non fuggire, ancora prima che io potessi entrare nella stanza in cui tenevo i loro terrari.
I gechi erano in gran forma e molto attivi ormai da 3 mesi, verso metà Dicembre 2007 iniziai a sentire uno strano verso arrivare dalla mia gecko room, il problema era che avevo molte specie e non di tutte conoscevo il canto, quindi non sapevo chi fosse a produrre questo richiamo forte e a acuto, una sorta di "SKEKK-SKEEK".
Poco tempo dopo, una sera mentre nutrivo i gechi, sorpresi il maschio di Aristelliger georeengis lanciare il richiamo che fino a poco tempo prima mi era sconosciuto.

Ci sono tre elementi interessanti riguardanti le vocalizzazioni di questi gechi:
1- Il maschio cantava spesso sia di giorno che di notte, ciò fa capire che nonostante il fatto che questi animal siano prevalentemente notturni hanno una parziale attività diurna;
2- L'accoppiamento e le prime deposizioni sono avvenute tra Gennaio e Febbraio, è quindi plausibile pensare che il ciclaggio influisca molto sugli istinti riproduttivi di questa specie (attenzione: si parla di ciclaggio, non di bruma, non c'è un drastico crollo delle temperature che per specie come questa può essere pericoloso);
3- Con Aristelliger georgeensis ebbi la fortuna di avere anche una coppia di Aristelliger lar e a sorpresa scoprii che le due specie producevano un richiamo amoroso molto simile tra loro.

Aristelliger_georgeensis_female.jpg femmina_Aristelliger_georgeensis.jpg

Sentendo il maschio cantare e non vedendo segni di lotta sugli animali, supposi che ci fossero stati degli accoppiamenti.
Infatti circa 20 giorni dopo i primi richiami amorosi, la femmina mostrava una rotondità anomala del ventre, ma non riuscivo ad essere certo che fosse gravida un po' per l'inesperienza con questa specie e un po' per il colore abbastanza scuro del ventre, che non dava modo di intravedere le uova.
Ma l'8 Gennaio 2008 ebbi la conferma alle mie supposizioni, la femmina depose un uovo, purtroppo sterile.
Nonostante l'evento infelice ero speranzoso, la femmina era ancora bella tonica e in forma e il maschio continuava a cantare, inoltre ora avevo un'idea sulla fisionomia della femmina durante la gravidanza.
Decisi quindi di tenerla monitorata e verso metà Febbraio iniziai a notare che il ventre era nuovamente gonfio e tondeggiante, decisi allora di aumentare un po' le nebulizzazioni giornaliere (circa 4 al giorno invece di 2) e il 20 Febbraio 2008 (notte di luna piena) ebbi la prima deposizione fertile di Aristelliger georgeensis.
Siccome la femmina aveva deposto su di una foglia di una pianta finta, la rimossi e la posizionai in un piccolo fauna box contenente un paio di centimetri di vermiculite fradicia. Al centro del contenitore misi un tappo di bottiglia capovolto e al suo interno appoggiai il picciolo della foglia finta, posizionandola in diagonale verticale e bloccandola tra il coperchio e il bordo del fauna, in questo modo non poteva cadere. Inoltre aprendo lo sportello del box potevo aggiungere acqua senza rimuovere il coperchio principale.
Misi il tutto in incubatrice a 28°C e grazie al substrato fradicio l'umidità relativa si aggirava attorno all'80%.
Ci vollero 97 giorni di incubazione e il 27 Maggio 2008 nacque il primo baby di Aristelliger georeensis.
I cuccioli di questa specie alla nascita misurano circa 6 cm e la colorazione è abbastanza simile a quella degli adulti, solo più uniforme e più contrastata, infatti il disegno dorsale che negli adulti è interrotto, nei cuccioli diventa una banda unica di colore nocciola e dai bordi seghettati.
Le differenze di colorazione più evidenti tra giovani e adulti di A. georgeensis sono nella coda, che nei piccoli è bianca per circa un quarto della lunghezza e in due macchie nere ai lati del collo che negli adulti sono praticamente assenti.

01010006.JPG Aristelliger_georgeensis_eggs.jpg Speratura_Aristelliger_georgeensis.jpg

uovovuoto_Aristelliger_georgeensis.jpg

Alloggiai il piccolo come gli adulti, quindi qualche rametto, qualche corteccia, un paio di foglie finte e come substrato torba mista a sabbia.
Circa una settimana dopo il cucciolo iniziò a mangiare, ma nei mesi seguenti non sembrava crescere bene e purtroppo al sesto mese di vita morì.
La cosa peggiore è che dopo questo primo successo non arrivarono altre uova, fino al 2010.
Infatti nel corso del seguente anno e mezzo nessuna traccia di uova, eppure ogni tanto la femmina sembrava gravida, allora perché non trovavo uova?
Credo che la spiegazione più plausibile sia ricollegabile a fattori ambientali ed alimentari, inizialmente avevo sottovalutato l'effetto dei picchi d'umidità all'interno del terrario, tornando a nebulizzare un paio di volte al giorno, quando solitamente nebulizzavo dalle 3 alle 4 volte.
Il secondo fattore è probabilmente l'alimentazione, avevo provato a diminuire le dosi di omogeneizzato e con queste anche le massicce integrazioni di calcio (inevitabilmente il calcio mescolato con omogeneizzato, frullato, purea, ecc... viene assimilato in percentuale maggiore rispetto a quello spolverato sui grilli, che muovendosi e pulendosi ne rimuovono dal proprio corpo).
Quindi notando le possibili gravidanze della femmina, ma la totale assenza di uova, pensai che in quel periodo la femmina producesse uova, ma che se le mangiasse in modo sistematico per carenza di calcio e forse per la mancanza dei giusti parametri ambientali.
A confermare almeno parzialmente le mie teorie, una sera mi capitò di osservare la femmina di A. georgeensis nutrirsi di un suo uovo appena deposto.

01010024.JPG Aristelliger_georgeensis_baby.jpg aribaby.jpg

aribabyforum.jpg

Fatte queste considerazioni, verso l'inverno 2009, ricominciai ad alimentare e a nebulizzare gli animali come avevo fatto in precedenza e finalmente verso fine Febbraio arrivò il primo uovo del 2010.
Fu il 12 Giugno 2010 che nacque il 3° baby Aristelliger geogeensis, anche questo in ottima forma e con lo stesso metodo di incubazione del precedente uovo (cambiai solo il substrato di incubazione con perlite al posto di vermiculite). Il mese seguente nacque il 4° baby, per la precisione il 10 Luglio 2010.
La sorpresa più grande fu qualche giorno dopo quando rimuovendo una pianta secca dal terrario trovai un uovo schiuso. Non ero molto fiducioso sul fatto che potesse esserci ancora il piccolo vivo nel terrario, visto che gli adulti erano assieme e nella maggior parte dei gechi, sopratutto i maschi, predano i cuccioli.
Ma rimuovendo foglia per foglia dalla pianta morta, sbucò un piccolo A. georgeensis, sano e attivo.

Non ho dati certi sul fatto che questa specie non predi la propria prole, ma vista la circostanza le possibilità sono 2:
1- La specie presenta cure parentali;
2- La giusta e abbondante alimentazione durante il periodo riproduttivo, ha evitato la predazione del piccolo da parte degli adulti.

Inoltre questa schiusa in terrario, sottolinea come i giusti parametri di temperatura e umidità possono portare al corretto sviluppo embrionale.

Questi 3 cuccioli, incubati e cresciuti allo stesso modo del primo nato non ebbero alcun problema e ad oggi (a parte uno deceduto a causa di un incidente/fuga) sono ancora vivi e di buone dimensioni.

CONCLUSIONI

Aristelliger georgeensis è un geco forte e robusto, che con alcuni accorgimenti può essere riprodotto in cattività senza grosse difficoltà.
I fattori più importanti per riuscire a riprodurre questa specie sono:

1- Umidità ambientale alta e nebulizzazioni abbondanti subito dopo il ciclaggio invernale;

2- Temperature estive di circa 27°C nella zona calda con punto di basking a 32°C;

3- Il ciclaggio invernale è importante (il fattore essenziale è sopratutto nelle temperature notturne, che devono scendere circa a 20°C. Mentre di giorno si avranno 24°C nella zona fredda con un punto di basking a 30°C circa) e deve durare 3 mesi con l'abbassamento e l'innalzamento graduale delle temperature;

4- Subito dopo il ciclaggio, durante l'aumento delle temperature, è importante nebulizzare abbondantemente il terrario almeno per 15 giorni consecutivi;

5- Alimentazione varia che comprenda frutta e insetti, con una buona integrazione di calcio (personalmente integro tutti i pasti di questa specie con calcio e vitamina D3 e almeno un pasto al mese viene integrato con il Repashy Food);

6- Nel terrario non devono mancare piante (vere o finte), la femmina ha sempre deposto esclusivamente sulle foglie;

7- Le uova vanno incubate ad umidità elevata, circa l'80%, ma le uova non devono mai entrare in contatto con il substrato bagnato;

8- I cuccioli devono essere mantenuti ben idratati e nebulizzati perché altrimenti rischiano la disidratazione.

Letto 3823 volte Ultima modifica il Venerdì, 18 Giugno 2021 15:51