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L'evoluzione dei gechi non è limitabile all'aspetto di questi animali, ma anche ai loro comportamenti. Infatti queste piccole lucertole sono tra i pochi rettili capaci di vocalizzare, emettendo suoni dalle molteplici funzioni come il richiamo amoroso o l'intimidazione di un potenziale predatore.

Tra le molte specie di gechi il Gekko gecko volgarmente chiamato Tokay, ha capacità vocali molto elevate, tanto che in natura non è raro sentire il suo richiamo amoroso anche a lunghe distanze. Non a caso il suo nome comune deriva dal suo stesso richiamo "TOOO-KAY - TOOO-KAY". Questa specie se messa alle strette diventa piuttosto aggressiva, e prima di sferrare veri e propri morsi, cerca di intimidire l'aggressore (che sia uomo o animale) con versi secchi e potenti. La fonazione di questi sauri è modulata su diverse frequenze, ma tutti i gechi emettono più o meno frequentemente richiami. Solitamente i maschi vocalizzano molto più delle femmine, proprio perchè la vocalizzazione è uno dei principali mezzi che questi animali usano nel cercare una partner con cui accoppiarsi. Le specie che vivono in piccoli o grandi gruppi di animali, tendono a vocalizzare frequentemente tra loro e spesso accade in funzione di "allarme" per chi sta varcando il territorio altrui.

La capacità di vocalizzazione dei gechi è molto sviluppata, ma non è il loro unico mezzo di comunicazione. Se non esiste geco incapace di comunicare attraverso la fonazione (comunicazione acustica), non ne esiste nemmeno uno in grado di farlo senza l'ausilio di movimenti del corpo (comunicazione visiva). Solo i richiami amorosi fino all'arrivo della femmina non sono accompagnati da movimenti corporei, infatti nel momento in cui il richiamo riuscisse nel suo scopo, appena la femmina fosse a portata visiva del maschio inizierebbero rituali di corteggiamento visivi e acustici. Spesso il richiamo del maschio cambia o si interrompe nel momento in cui la femmina si avvicina, ma è proprio a questo punto che iniziano i display di corteggiamento, che possono consistere nell'oscillazione verticale o orizzontale della testa, in movimenti della coda, degli arti o del ventre.

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La comunicazione visiva è associata a quella acustica anche nel difendersi o nel relazionare con altri individui della stessa  specie. Gli atteggiamenti intimidatori di difesa sono innumerevoli, molti gechi gonfiano il ventre, spalancano la bocca ed emettono versi cercando di intimorire l'avversario, alcune specie che utilizzano questo atteggiamento nascondono nella bocca una forte colorazione aposematica (colorazione d'avvertimento). Tra le specie con forte colorazione aposematica buccale ci sono sicuramente quelle appartenenti ai generi Strophurus, Naultinus e Hoplodactylus che nello spalancare la bocca presentano colorazioni arancio, blu e azzurre. La coda dei gechi come quella di parecchi altri sauri, gioca un ruolo difensivo molto importante, perchè oltre ad avere la capacità d'autotomarsi in caso di necessità, è utilizzata da alcune specie per ingannare o spaventare i predatori. Ad esempio Chondrodactylus angulifer o Pristurus carteri quando minacciati inarcano la coda verso la schiena, emulando così la posizione di difesa di uno scorpione. Altre specie appartenenti al genere Teratoscincus sono in grado di produrre un rumore simile a un forte sibilo, semplicemente strusciando le squame della coda tra loro. Una delle tecniche difensive più interessanti è quella utilizzata dalla maggior parte delle specie appartenenti al genere Strophurus che in caso di aggressione, grazie a ghiandole poste lungo la coda,  sono in grado si spruzzare una sorta di ragnatela che distrae il predatore.

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Ovviamente specie con comportamenti così evoluti, hanno anche una vita sociale piuttosto interessante. Escludendo le specie che passano la maggior parte della loro vita in solitudine, trovando compagnia solo nel periodo della riproduzione, molte specie di gechi hanno abitudini gregarie o semigregarie. Non è possibile parlare di un vero e proprio branco, ma molte specie in natura formano colonie con una vera e propria gerarchia. Solitamente si può parlare di due tipologie di gruppi, quelli composti unicamente da femmine e giovani e quelli costituiti da esemplari di ogni sesso ed età. Ad esempio, le femmine e i giovani di Eublepharis macularius vivono in grandi colonie, dove le femmine più forti e grosse sono in cima alla scala gerarchica. Durante la stagione riproduttiva queste colonie vengono "visitate" dai maschi, che frequentemente si combattono per la conquista del territorio e delle femmine che vi abitano. Inoltre non è raro che i maschi predino i cuccioli o i giovani presenti nella colonia. Le specie di piccole dimensioni spesso fanno parte di gruppi del secondo tipo, un esempio lampante è dato dagli appartenenti al genere Tropicolotes, infatti le specie che vi appartengono vivono in grandi gruppi dove convivono adulti di entrambi i sessi e cuccioli. Nemmeno durante la stagione riproduttiva sono consueti combattimenti, i maschi tendono ad affrontarsi mostrando all'avversario la loro mole inarcando la schiena ed ergendosi sulle zampe dritte fino a quando uno dei due non cede e scappa. C'è però un punto in comune con il primo tipo di gruppo, cioè che le grosse femmine si trovano a capo della scala gerarchica, sono proprio queste che saltuariamente causano qualche piccola zuffa in caso un'esemplare gerarchicamente inferiore provasse a mangiare prima di loro.

Per quanto spesso le specie che vivono in gruppo coesistano pacificamente con i cuccioli, dopo aver deposto le uova si limitano a ricoprirle (nel caso di specie che depongono le uova nel substrato) e ad andarsene. C'è però una specie che solitamente non ha una grande vita sociale ma che durante la stagione riproduttiva arriva a dare alle uova e alla prole cure quasi parentali, la specie in questione è il Gekko gecko. Il geco Tokay passa la stagione riproduttiva nei pressi delle uova, per poterle proteggere da eventuali predatori, inoltre dopo la schiusa spesso i cuccioli usano come riparo il corpo dei propri genitori. Esiste un'altra specie con atteggiamenti sociali molto particolari, si tratta dei gechi giganti della Nuova Caledonia (Rhacodactylus leachianus), è una delle poche specie (forse l'unica) in cui è riconosciuta la monogamia, infatti anche in cattività non sempre animali di sesso opposto si attraggono, anzi in alcuni casi avvengono litigi piuttosto violenti; come non è insolito che in caso di decesso di uno dei due partner quello rimanente non ne accetti altri.

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Oltre alla moltitudine di comportamenti sociali i gechi ricorrono anche a diversi comportamenti visivi durante la caccia. Prima di tutto è necessario suddividere i gechi in due tipi di predatori, quelli passivi e quelli attivi. I predatori attivi sono tutti quelli che per nutrirsi si spostano in cerca di prede (alcuni gechi solo internamente al proprio territorio), come ad esempio le specie Phelsuma grandis, Eublepharis macularius, Gekko gecko, Tarentola mauritanica, ecc... I movimenti attuati da questi gechi durante la predazione sono svariati, come ad esempio i movimenti a rallentatore (simili all'agguato di un felino) per non essere notati dalle prede, movimenti della coda che in posizione verticale è fatta muovere come un lombrico quasi a voler distrarre la preda, oppure una veloce vibrazione caudale prima di lanciarsi a bocca aperta verso la preda. Sono invece definibili predatori passivi i gechi che non si spostano alla ricerca di cibo e che spesso si nutrono solo delle prede che passano davanti alla loro tana o ai limiti del loro territorio, come ad esempio accade con Chondrodactylus anguliger, Ptenopus garrulusRhynchoedura ornata, ecc... questi gechi non hanno una grande varietà di comportamenti predatori, spesso si limitano ad osservare la preda fino a quando questa non raggiunge una distanza tale che l'attacco del predatore non può fallire. Capita di vedere esemplari di geco che con un insetto in bocca scuotono violentemente il capo verso i lati del corpo, questo comportamento accomuna predatori passivi e attivi, che in caso di preda troppo grande la sbattono contro la superficie su cui si trovano per poterla uccidere, rendendone così più semplice l'ingestione.

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