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Categoria: Morfologia

La coda è per i gechi un utilissimo strumento, capace di svolgere un vasto numero di funzioni motorie, fisiologiche e/o comportamentali. Tutti i gechi utilizzano la coda per lanciare segnali visivi (display), inoltre, alcune specie come ad esempio gli Eublepharis macularius impiegano la coda come riseva di grassi e liquidi, altre ancora la utilizzano quasi come un quinto arto.

La coda è un'estensione della colonna vertebrale, composta quindi da vertebre, corpi adiposi e percorsa da fasci muscolari. Come molti sauri, le vertebre caudali sono attraversate da una fenditura, detta "piano di frattura". Il piano di frattura è il punto della vertebra che sollecitato da contrazione muscolare distacca il pezzo di coda situato posteriormente ad esso. Questo processo di frattura vertebrale è definito "autotomia", interessante meccanismo di difesa attuato dai gechi per eludere i predatori. In molti gechi il piano di frattura è presente in ogni singola vertebra caudale, anche se esistono specie che presentano solo 2-3 piani di frattura alla base della coda, come ad esempio gli appartenenti al genere Saltuarius. Oltre alle vertebre, squame, muscoli e vasi sanguigni sono modificati per permettere il distacco della coda, senza recar danno al resto dell'organismo. Addirittura l'arteria caudale principale presenta diversi sfinteri circolari, esattamente uno per piano di frattura, che al momento dell'autotomia  si contraggono evitando un'eccessiva perdita di sangue.

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Consecutivamente al distacco della coda i gechi sono in grado di rigenerare la parte persa, che ricrescerà dissimile o completamente diversa dall'originale, sia esteriormente che interiormente. La struttura ossea rigenerata è composta da cartilagine e non suddivisa in singole vertebre, in molte specie ne consegue una perdità più o meno elevata di mobilità. Inoltre la coda rigenerata non presenta punti di frattura, ma al geco è comunque possibile effettuare l'autotomia a partire dal punto di congiunzione tra vecchia e della nuova coda, o in piani di frattura antecedenti alla coda rigenerata (nel caso in cui ce ne siano). Non sembrano però esistere limitazioni al numero di rigenerazioni della coda, anche partendo dal primo piano di fattura vicino alla base della coda. Capita che alcuni esemplari presentino una coda rigenerata bifida o trifida (in poche parole una coda che finisce con 2-3 punte), ciò avviene a causa di anomalie nel distacco della coda o nella rigenerazione. Tra tutti i gechi esiste però un'eccezione, trattasi di Rhacodactylus ciliatus, che alla base della coda presenta sì un piano di frattura, ma dopo l'autotomia non effettua alcuna rigenerazione.

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L'autotomia è uno dei principali metodi di difesa dei gechi, ma non l'unico. Sono infatti molte le tecniche di difesa legate all'utilizzo della coda. Queste metodiche sono divisibili in due gruppi:

Difese attive: Si intendono come "difese attive", quei meccanismi di difesa che impiegano l'utilizzo attivo della coda. Molte specie terricole, per difendersi da potenziali predatori, ergono e serpeggiano la coda verso l'alto, questo atteggiamento (che rende la coda simile ad un insetto vermiforme) spesso salva la vita ai gechi, spingendo il predatore ad attaccare la coda, che grazie ad una violenta contrazione muscolare viene autotomata, permettendo al geco di fuggire. Anche le specie arboricole utilizzano una tecnica del tutto simile, la differenza principale è che in questo caso il geco tiene la coda adiacente alla superficie su cui è poggiato. In entrambi i casi, la coda viene distaccata prima dell'attacco del predatore, che saltellando e muovendosi in modo frenetico a causa delle contrazioni muscolari (emulando un in parte i movimenti fatti antecedentemente all'autotomia), funziona come un diversivo per la fuga, facendo passare inosservato il geco.

Ci sono specie come Pristurus carteri e Chondrodactylus angulifer, che per intimidire i predatori emulano la posizione di difesa degli scorpioni ergendosi sugli arti e inarcando la coda verso il dorso. Ma questa tecnica è solo un metodo per far esitare l'accatto al predatore e permettere al geco di cogliere l'attimo per la fuga, visto che questi piccoli sauri non sono dotati ne di aculei ne di veleno. Una metodica simile è messa in pratica anche dai gechi del genere Teratoscincus, infatti, quando uno di questi gechi si sente minacciato erge la coda verso l'alto serpeggiandola ripetutamente, questo movimento continuo causa un forte sfregamento delle squame imbricate, che in questo modo producono un sibilo del tutto simile a quello di un serpente.

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La coda degli appartenenti ai generi Eurydactylodes e Strophurus ha una particolare peculiarità difensiva; è dotata di una ghiandola capace di produrre una sostanza vischiosa, che viene immagazzinata in piccole celle, ma che in caso di necessità può esser spruzzata grazie a forti contrazioni muscolari. Questa sostanza oltre ad essere maleodorante ha come punto di forza il fatto d'avere un sapore disgustoso, quindi qualsiasi predatore portasse le proprie papille gustative a contatto con questo liquido rimarrebbe disgustato e abbandonerebbe la preda. Non sempre questo metodo salva la vita al geco, ma sicuramente una volta che il predatore l'avrà assaggiato non ripeterà l'errore, per cui il sacrificio del singolo esemplare ne salverà altri. Alcuni test dimostrano che la sostanza spruzzata dalla coda di questi gechi, sia talmente repellente che nel caso in cui un insetto venisse colpito da questa e fosse conseguentemente predato dal geco stesso, verrebbe immediatamente sputato.

Difese passive: I gechi malgasci del genere Uroplatus e i gechi australiani appartenenti ai genere Orraya, Phyllurus (ad eccezione di P. caudiannulatus, P. gulbaru e P. kabikabi) e Saltuarius, sono dotati di una coda di forma spiccatamente simile a quella di una foglia. Questi gechi quando immobili grazie a questa caratteristica morfologica caudale insieme a quella corporea, riescono a rendersi quasi invisibili agli occhi di qualsiasi predatore. Anche i gechi asiatici del genere Ptychozoon hanno una coda molto particolare ed utile a renderli altamente mimetici.

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I gechi non utilizzano i display caudali solo se minacciati dai predatori, ma anche per comunicare con i loro simili. Per quanto le vocalizzazioni siano uno dei principali metodi di comunicazione tra gechi, la loro vista gli permette di sfruttare al meglio anche i display visivi, tra questi anche quelli caudali. I segnali visivi caudali tra intraspecifici sono divisibili in due categorie rivalità (principalmente per il territorio) e corteggiamento. I display caudali di attacco/difesa tra maschi (e in alcuni casi tra femmine) che si contendono il territorio, sono molto simili a quelli che vengono messi in atto quando incontrano un predatore. Difficilmente lo sconfitto viene ucciso, ma non è raro che perda la coda per autotomia. In alcune specie il maschio sottomesso serpeggia l'ultimo terzo della coda, tenendola adesa al suolo.

I rituali di accoppiamento attuati con la coda si differiscono da specie a specie, in alcuni casi di più, in altri meno. Pristurus carteri è una delle specie dove la coda copre un ruolo fondamentale nel rituale d'accoppiamento, infatti dopo che il maschio si è portato davanti alla femmina, inizia ad effettuare numerosi movimenti della coda, fino a quando la femmina arriccia la propria coda sul lato del corpo lasciando avvicinare il corteggiatore. Non tutte le specie però utilizzano la coda per produrre segnali visivi durante il rituale d'accoppiamento, infatti, Eublepharis macularius nel corteggiare le femmine tamburella freneticamente la coda a terra, producendo un suono del tutto simile a quello di un piccolo tamburo. La femmina percepisce le vibrazioni e il rumore prodotti dalla coda del maschio e capisce le sue intenzioni, decidendo di conseguenza se accettarlo o meno come compagno.

La coda dei gechi non è solo uno strumento per la difesa o la comunicazione gestuale, ma è anche un utile scorta di energie. Nel genere Eublepharis la coda svolge una funzione di immagazzinamento acqua, grassi, liquidi e di tutti gli elementi utili al corpo per sopravvivere a lunghi periodi di digiuno, compresa la bruma (una sorta di letargo). Altre specie come i Nephrurus levis, provenienti dai deserti australiani, immagazzinano principalmente liquidi nella coda evitando così che il caldo li possa disidratare velocemente nel caso in cui di giorno non dovessero trovare un rifugio abbastanza umido e riparato dal sole.

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Tra tutte le funzioni della coda, quelle motorie sono le più importanti e più utilizzate dai gechi. Lo dimostra il fatto che molti gechi arboricoli come ad esempio Rhacodactylus, Naultinus, Pseudothecadactylus e Aueluroscalabotes siano dotati di coda prensile o semiprensile. Come non è raro che sulla punta della coda, molte specie di gechi arboricoli presentino un buon numero di lamelle adesive, come quelle poste sotto le dita.

Tutti i gechi arboricoli sfruttano la coda per potersi arrampicare al meglio sulle superfici verticali, infatti, un recente studio dimostra che nel caso in cui un geco in scalata verticale, avesse una momentanea perdita di equilibrio, appoggerebbe automaticamente la coda che svolgerebbe una funzione simile a quella di un quinto arto, impedendo così al geco di cadere. Ciò accade a prescindere dalla prensilità della coda.

Non solo la coda aiuta i gechi nelle scalate verticali, ma li rende capaci di cadere sempre in piedi come avviene nei gatti. La coda dei gechi è molto grande e pesante, rispetto al resto del corpo, proprio grazie a questa peculiarità anche nel caso in cui un geco cominciasse una caduta di schiena, gli basterebbero pochi movimenti rotatori della coda per riportare il corpo rivolto verso il suolo, permettendogli così di atterrare in piedi.

La coda dei gechi può fungere anche da timone durante un salto, in particolare nei generi Ptychozoon e Cosymbotus, volgarmente chiamati "gechi volanti", questi gechi sono dotati di membrane planari che in posizione di riposo sono ripiegate sotto il ventre e in alcuni casi sotto la gola, inoltre le zampe sono palmate (tipo zampa di anatra) e la coda presenta un buon numero di frastagliature laterali. Tutti questi lembi di pelle servono al geco per spostarsi con ampi balzi che all'apertura delle membrane planari diventano vere e proprie planate, proprio grazie alla coda utilizzata come un timone l'animale riesce a decidere dove atterrare.

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Link inerenti all'argomento:

http://www.livescience.com/animals/080317-gecko-tails.html

http://www.youtube.com/watch?v=n83uUoTWx5E

http://www.newscientist.com/article/dn13481-acrobatic-geckos-steer-with-their-tails.html

http://berkeley.edu/news/media/releases/2008/03/17_gecko.shtml