Visto che considero la maggior parte di voi dei veri amici, volevo condividere quella che potrebbe essere una vera e propria follia, per spiegarvi quello che ho in mente di fare vi incollo la mail che ho inviato pochi minuti fa alla mia professoressa di zoologia applicata:
volevo approfittare di IG perchè penso che ci siano abbastanza nerd che si possano appassionare alla questione e io nel frattempo posso utilizzare queste pagine come diario di bordo per condividere quest'esperienza (sempre che la prof non me la bocci malamente) con chi non ha la fortuna di potersi avventurare in un "esperimento" scientifico.Buonasera prof, sono uno studente di scienze naturali che inizierà a settembre il terzo anno.
Le scrivo in esagerato anticipo perchè credo mi sia venuta, per caso, un'idea per sviluppare una possibile tesi di laurea e ovviamente con così tanto preavviso volevo solo un parere sull'utilità/fattibilità della stessa e se è sufficientemente inerente alla sua materia.
Da anni ho la passione per la pesca sportiva che mi ha portato, tra le altre cose, a conoscere intimamente un animale in particolare: il Procambarus clarkii, un crostaceo d'acqua dolce (un gambero, per l'esattezza) alloctono di cui sicuramente ha sentito parlare. Questo crostaceo è tristemente famoso per aver demolito in pochi anni una discreta varietà di ecosistemi d'acqua dolce divorando ogni forma vitale che sia in grado di ingerire (da girini a piccoli anfini, da avanotti di pochi giorni, di qualsiasi specie ittica nostrana, a praticamente tutte le possibili alghe o piante acquatiche che questi delicati ecosistemi ospitano) e ancora per aver indebolito col tempo gli argini dei fiumi e dei canali nelle stagioni invernali, scavando tane profonde per ripararsi dai rigidi inverni i quali non è abituato ad affrontare.
I predatori non sono minimamente sufficienti a sbarazzarsi o semplicemente a contenere l'incredibile proliferazione della specie, anche perchè molti canali non ospitano dei pesci predatori ma solo erbivori e l'unica minaccia per questi crostacei è rappresentata praticamente solo dagli aironi adulti.
La mia idea, che ammetto essere abbastanza complessa, è quella di studiare la riproduzione di questi gamberi in un determinato periodo di tempo e collezionare i dati necessari a vedere quante uova (sulle 600 circa che una singola femmina riesce a deporre) effettivamente schiudano e quanti gamberi riescano ad arrivare ad età riproduttiva (che raggiungono già a 6 mesi di vita), per poi confrontare questi dati con quelli di una popolazione in cui risiede una certa percentuale di gamberi sterili. Se la quantità di esemplari dopo solo un ciclo riproduttivo dovesse calare drasticamente, l'introduzione di gamberi sterili in natura potrebbe essere una valida soluzione a contenere la riproduzione di questi animali che comporterebbe un insperato riequilibrarsi dei vari ecosistemi che questo crostaceo è riuscito letteralmente a demolire.
Più che il lato logistico della questione (ho anche la passione per la terrariofilia, penso di poter riuscire a gestire un certo numero di esemplari, ovviamente stabulati in numero sufficiente in vasche d'allevamento che potrei costruire da solo) volevo sapere se ci fosse effettivamente un modo per sterilizzare alcuni esemplari e se, in questo procedimento, potesse darmi una mano. Volevo inoltre sapere se, seconda lei, questa è semplicemente un'idea folle e priva di fondamento o una valida intuizione. Reperire i gamberi in natura è estremamente semplice e il dimorfismo sessuale dei Procambarus clarkii adulti è molto facile da notare.
Spero non mi prenda per pazzo, le scrivo con così tanto anticipo perchè se questa dovesse essere un'idea su cui poter lavorare penso ci vorrà almeno un anno per realizzarla.
Giorgio Spedicato
Intanto chiedo a voi appassionati di zoologia, come vi sembra? (oltre che folle)