Perché le fiere di animali esotici non sono paragonabili al WET MARKET asiatico? In evidenza

Appena qualche giorno fa, sul sito della nota associazione animalista LAV, è apparso un articolo dal titolo “Ignorati rischi di fiere e expo animali, wet market di casa nostra”.

L'associazione Italian Gekko Association, il presidente e i suoi associati, sono soliti ignorare i contenuti diffusi da suddetta associazione, non condividendone obiettivi, modalità e, per molti versi ambito di attività. Tuttavia questa volta una replica ci appare doverosa per due ordini di motivi: innanzitutto l'articolo tratta gli eventi fieristici del settore, luogo di incontro e condivisione – anche scientifica – di molti nostri associati. In secondo luogo, ci sentiamo in dovere trasmettere una corretta informazione sui temi che ci riguardano da così vicino e che riteniamo conoscere molto bene. Abbiamo imparato tutti, a nostre spese, quanto le fake news possano essere pericolose, soprattutto in un periodo storico come quello che stiamo vivendo.

L'articolo, fin dal titolo, paragona i mercati asiatici di fauna selvatica a scopi alimentari alle fiere italiane di animali, luoghi certamente di vendita, ma finalizzata all'allevamento e alla detenzione, non al consumo alimentare. Questa la prima sostanziale differenza: un rettile con una scarsa vitalità, una brutta livrea causata da uno stato di malessere o una banale ferita sul corpo, non potrà essere esposto e messo in vendita. Gli stessi allevatori (siano essi amatoriali o professionisti) sono quindi i primi direttamente interessati al benessere animale. Prova ne è il fatto che, dal nostro osservatorio, la totalità degli allevatori ricorre a periodiche analisi veterinari per controllare lo stato di salute del proprio allevamento.

Un altro fattore che rende poco credibile il paragone tra i mercati asiatici e le nostre fiere specialistiche è il dato obiettivo dell'esistenza nella nostra penisola di una attenta normativa igienico-sanitaria e per il benessere animale, il cui rispetto è garantito dall'ente organizzatore della fiera attraverso la presenza all'interno dei padiglioni fieristici di un medico veterinario incaricato ai controlli. Si ricorda inoltre, che la quasi totalità degli animali esposti è nato in cattività da diverse generazioni. Solo a titolo di esempio, il geco leopardino (Eublepharis macularius), è riprodotto nelle nostre abitazioni da almeno 30 anni. Per questo motivo riteniamo quantomeno improbabile che tali animali possano venire in contatto con agenti patogeni non già presenti nelle nostre case.

Inoltre, almeno per ciò che riguarda i rettili e gli anfibi, di cui la nostra associazione si occupa, non è, allo stato attuale, documentata alcuna possibilità di trasmissione animale-uomo del Covid-19.

Un altro dettaglio sul quale ci soffermiamo velocemente riguarda il paragone tra discoteche e fiere di animali. Secondo la LAV, alla chiusura delle prime per le misure anti-Covid avrebbe dovuto far seguito la chiusura delle seconde. Dal nostro punto di vista i due contesti sono totalmente non assimilabili, non solo per un fattore meramente numerico di presenze in relazione allo spazio a disposizione, ma anche e soprattutto in considerazione del fatto che una fiera, esattamente come un supermercato è in grado di stabilire e far rispettare le normative sanitarie molto meglio di quanto possa accadere in una discoteca (luogo nel quale la ridotta distanza interpersonale sembra essere quasi imprescindibile).

Infine in questo momento storico, attaccare ciecamente un settore della nostra economia già fortemente provata dagli eventi e che fornisce sostentamento a tante famiglie e lavoratori, è un'attività a nostro avviso deprecabile.
Come associazione, siamo i primi a esigere che gli organizzatori fieristici si attengano e facciano rispettare rigidamente le regole anti-covid, ma il rischio di contagio in una fiera di animali è lo stesso di un qualsiasi evento pubblico. 
In definitiva finché la LAV non porterà avanti l'idea della necessaria chiusura di tutte le fiere sul territorio nazionale (che siano di animali o di elettronica), l'associazione IGA riterrà la loro posizione dettata dal solito proibizionismo animalista.


Alleghiamo al comunicato la lettera che Italian Gekko Association ha inviato ai ministri Boccia e Speranza in merito alle accuse sopraesposte e all'Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-04024:

 

 

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Letto 4309 volte Ultima modifica il Giovedì, 17 Giugno 2021 16:05